Da oggi usare il GPS per seguire le auto sospette sarà più difficile. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso, infatti, che la procedura viola le leggi costituzionali sulla privacy. La sentenza della Corte è una vera e propria sconfitta per l’amministrazione Obama, che ha sempre difeso il GPS (global positioning system) come strumento di monitoraggio delle auto sulle strade. I giudici hanno accolto una precedente sentenza della Corte d’appello, secondo la quale la polizia non può usare il dispositivo senza prima ottenere un mandato di perquisizione.
Tutto iniziò nel 2005, quando la polizia installò un GPS su una Jeep Grand Cherokee in un parcheggio pubblico nel Maryland, ovviamente senza richiedere alcuna autorizzazione. L’auto era di proprietà di Antoine Jones, proprietario di un nightclub a Washington D.C. L’uomo era sospettato di spaccio di droga e la polizia seguì i suoi movimenti per un mese, fino alla condanna. La Corte d’appello, tuttavia, rigettò la sentenza e stabilì che il monitoraggio prolungato del veicolo di Antoine Jones equivaleva a una perquisizione. A distanza di sette anni, la Corte Suprema le ha dato ragione.
La decisione è stata un sollievo anche per i gruppi in difesa delle diritti civili, allarmati per il vasto numero di dati personali raccolti tramite GPS, cellulari, computer, telecamere di sorveglianza, satelliti e cercapersone.